Il temporale è un osso cranico di estrema importanza, che ha uno sviluppo e una formazione molto articolata.
Mirabilmente studiato dalla dott.ssa Deshayes è il suo rapporto con l’orecchio e come è possibile dalla attenta osservazione di quest’ultimo comprendere importanti aspetti della sua disposizione spaziale e dei suoi rapporti con le altre ossa craniche, in particolare l’occipite.
Possiamo visualizzarlo composto da tre sottounità che nel loro sviluppo avranno vita relativamente autonoma, nel senso che ciascuna di esse pur rimanendo parte del temporale potrà svilupparsi di più o di meno e con morfologie adattative differenti.Queste sono :
-la parte squamosa
-la parte timpanica
-la parte petrosa.
L’orecchio come sappiamo ha una parte cartilaginea, molto rigida e fortemente adesa al sottostante osso temporale; questa cartilagine rimane molto rigida stabile nell’arco della vita, questo poichè tali caratteristiche sono utili alla trasmissione dei suoni. Possiamo individuarne una parte legata al padiglione, una timpanica e una sottostante che collega la parte timpanica alla parte petrosa del temporale.
L’orecchio quindi è espressione di alcuni aspetti morfofunzionali del temporale:
Considerando quindi che l’osservazione è immediata e non invasiva, che la fossa glenoidea è parte funzionale del temporale, trovo che questa analisi sia di estremo interesse per un operatore,(sia esso dentista o fisoterapista, osteopata o logopedista o altro), che si voglia definire “funzionalista”.
Un valido aiuto è l’uso del G.O.Te, “goniometro ototemporale” che esprime in gradi la inclinazione in rotazione anteriore o posteriore del temporale, avendo come riferimenti i due punti fondamentali di inserzione superiore e inferiore dell’orecchio stesso,(detti otobasion sup e inf) e rapportandone la proiezione ortogonale al nasion cutaneo.
Essendo il nasion cutaneo ,comunque un punto centrale di riferimento, eventuali asimmetrie balzano immediatamente all’occhio, e da queste si possono desumere le relative asimmetrie funzionali e morfologiche di mascellari , mandibola, curva di Von Spee ecc.
Si tratta di parametri che vanno contestualizzati e relazionati all’intero cranio, ma conoscendo movimenti biomeccanici ormai più che noti sopratutto agli osteopati, l’ortodontista vero funzionalista, avrà una visione del caso molto profonda.La rotazione esterna ad esempio ,indicata da un orecchio scollato dal capo, sottende spesso ad una cavità gleniodea ed ATM relativa, bassa e sottocranica ,dove i movimenti di lateralità sono preferenziali,spesso è poi associata ad una rotazione anteriore a sua volta facilitante la propulsione funzionale mandibolare.
Una rotazione interna invece , presenterà un orecchio adeso al capo, una glenoide esterna ed alta con un ATM che prediligerà movimenti verticali, morfologicamente allungata e stretta.
Abbiamo visto come l’odontoiatria non può prescindere dallo studio del cranio, sopratutto se vogliamo applicare terapie davvero funzionali.