Il palato direttivo o adattativo.

Spesso riscontriamo arcate con diastema centrale , oppure con i due incisivi sovrapposti e nonostante le nostre attente terapie ortodontiche questi tendono sempre a riprendere la posizione originaria, perché?

In questo articolo cercherò di chiarire un aspetto dinamico del nostro palato:

Inizio dicendo che il palato, va interpretato quasi come un organo a se’ stante con una importante funzione spesso poco considerata: la sua adattatività.

 

Il palato possiede molteplici caratteristiche, anatomiche e funzionali che lo rendono particolarmente adattativo in un senso e direttivo nell’altro.

Per adattativo intendo la capacità intrinseca alla sua anatomia e fisiologia, di un distretto anatomico di assumere plasticamente diverse configurazioni. La plasticità è la capacità di un solido di assumere diverse forme in maniera stabile; riferito ad un distretto anatomico quindi adattatività è la sua capacità di variare assetto e morfologia pur rimanendo nella fisiologia morfologica e funzionale.

Il palato, come diffusamente espresso in precedente articolo è costituito da varie parti interconnesse da specifiche suture, a loro volta queste suture sono deputate a permettere determinati cambiamenti di assetto o movimenti tra le diverse parti ossee da esse connesse.

fig.1: Il palato e relative arre di influenza.

Il palato quindi, nelle sue componenti principali quali premaxilla anteriormente, area di sostegno mediana e retropalato (ossia la regione relativa alla sutura cruciforme tra ossa palatine e processo palatino dei mascellari);varia  i propri rapporti spaziali rispetto alle ossa con cui si articolano le sue principali componenti ossia ossa mascellari e palatine, in ottemperanza allo schema cranico nel quale è inserito.

 

In particolar modo possiamo dire che il palato sia l’espressione morfodinamica dello sfenoide, della sua posizione rispetto all’occipite e delle ossa ad esso collegate,(vomere soprattutto).Nella letteratura osteopatica, lo sfenoide può flettere o estendere , rispetto alla ssb (sinfisi sfenobasilare), andare in torsione  , subire strain laterali, verticali o nella compressione subire bilateralmente pressioni centripete: in tutte queste possibilità il palato necessariamente assume una determinata morfologia adattativa, ossia assume una forma in “conseguenza” di ciò che passa a livello sfenoidale.

Fig.2 Diversi assetti sfeno-occipitali e diverse morfologie palatali.

La mandibola come detto ,espressione di occipite e temporale si adatta alla morfologia palatale, come dimostrano i molti casi trattati con G4, dove il superiore viene corretto con allineatori o minitubes, (JFS), e l’esercizio del serramento quotidiano porta l’arcata inferiore alla armonizzazione funzionale con la superiore SENZA dover applicare forze correttive dirette ai denti. Questo avviene anche e soprattutto SE siamo stati in grado di progettare i movimenti dentali e di stimolare attraverso varie tecniche una correzione o miglioramento del rapporto tra base occipite e base sfenoide. Se ho un cambiamento, magari migliorativo..) a livello della ssb, prima o poi anche a livello mandibolare avrò un cambiamento, prima di funzionalità ATM-movimento mandibolare, poco dopo di posizione dentale.

L’aspetto “direttivo” del palato consiste nel fatto che l’arcata dentaria superiore a sua volta è morfologicamente espressione dell’assetto sfenoide/occipite-mascellari-palato,(naturalmente esistono altri fattori quali funzione linguale, respirazione, appoggio podalico, parafunzioni ed altro che però a mio avviso sono strettamente collegate compensativamente a loro volta all’assetto cranico) .

Appare ora piuttosto logico il percorso:

 

SCHEMA CRANICO—ASSETTO SFENOIDALE—MORFOLOGIA DEL PALATO—FORMA DI ARCATA.

 

In virtù di questo percorso logico, i più accreditati professionisti posturali utilizzano tecniche che affrontino l’inquadramento e quando possibile la terapia della causa primaria , lo schema cranico;(OP system ad esempio include sempre l’uso di un apposito dispositivo per questo fine ,e l’appoggio di osteopata e podologo proprio con questo intento).

 

SCHEMA CRANICO SFENOIDE PALATO ARCATA
flessione flessione Basso e largo,premaxilla contratta Con diastemi, torque positivo dentale
estensione estensione Alto e stretto,premaxilla avanzata Denti sovrapposti, torque negativo d.
Strain vert.alto Flessione relativa Basso e largo, premaxilla contratta Arcata simmetrica , probabile terza classe.
Strain vert.basso Estensione relativa Alto e stretto,premaxilla avanzata Arcata simmetrica, probabile seconda classe.
Torsione o sbr Una parte in estensione ed una in flessione,(spt grandi ali) Un lato più contratto e verticaleun lato più piatto Arcata asimmetrica, varie possibilità malocclusive
Strain laterale Lato compresso con area di sostegno stretta e area retropalatale larga Arcata asimmetrica, probabile brodie posteriore
compressione Estensione bilaterale Stretto in entrambi i lati

 

Arcata stretta simmetrica

fino alla sut.cruciforme

 

 

Il cranio come sappiamo accoglie il palato, nella sua parte viscerale o splancnica; dal cranio medesimo , dalle sue più profonde strutture osseo-meningee, (dura madre, grande falce cerebrale, tentorio del cervelletto, apofisi clinoidee, apifisi crista galli, solo per citarne alcune), prendono origine le cosiddette catene muscolari,(o meglio catene neuro muscolo aponeurotiche).

Queste ultime di fatto integrano morfologia , e posture di tutto il corpo influenzando lo sviluppo o condizionando poi la postura, e possiamo dire che terminino a livello della pianta podalica.

Le catene muscolari, (che sono variamente categorizzate e descritte, da Mezieres a Denys Struyff a Stefanelli et al.) sono comunque universalmente considerate influenti a livello cranico, ossia il loro tono o prevalenza influisce sulla morfologia e sugli schemi cranici.

Se consideriamo strettamente limitato al palato il loro influsso, possiamo semplificarle  in due grandi categorie, le influenti in anteroposteriore e influenti latero laterale; dove in anteroposteriore intendiamo quelle che influiscono sulla premaxilla e laterolaterlamente quelle che influiscono sull’area di sostegno.

Fig.3 Aree del palato e possibili aree podaliche influenti.

Ricordo qui che stiamo parlando esclusivamente di palato, poiché la mandibola viene considerata in grado di adattarsi ,nel suo dinamismo intrinseco dato dalla ATM al palato.

La pianta del piede, è ricchissima di terminazioni nervose nonchè sensibilissima alle più leggere stimolazioni propriocettive, considerando quindi la connessione tra piede, catene muscolari assetto cranico e adattatività del palato abbiamo idea di quanto possa essere di aiuto la collaborazione con la figura del podologo posturale per intervenire anche livello ortodontico.

La stimolazione podalica, se correttamente attuata, può integrarsi in schemi correttivi rendendoli assai afficaci e stabili; mentre al contrario se l’appoggio podalico è patologico e mantiene in “tensione disfunzionale” una catena muscolare, questa avrà manterrà uno schema osteocranico che potrebbe essere in conflitto con il nostro progetto ortodontico ,che o non si realizzerà o se lo farà sarà molto costoso in termini di compensi, per essere integrato nel sistema posturale, da qui una buona ragione perché i denti o l’arcata tenda a ritornare verso la occlusione che per l’ortodontista è “malocclusione”, ma per un sistema posturale asimmetrico o distonico è compensativa e necessaria.

 

Conclusioni.

Per un ortodontista che voglia quindi affrontare la radice del problema, o almeno uno dei fattori maggiori della malocclusione: ossia il rapporto sfenooccipitale sono importanti a nostro avviso due componenti.

 

1.Progettare i movimenti dentali considerandoli come “leve” per influire sulle suture e sui rapporti ossei soprastanti. Non focalizzarsi sulla estetica o sulla simmetria,ma sulla coerenza e armonicità del sistema occlusoposturale. Per cui movimenti dentali di gruppo specifici, e uso del dispositivo G4 che con gli esercizi specifici trasmette a livello suturale impulsi dinamizzanti e correttivi,(OPsystem) associato a forze ortodontiche appositamente concepite.

2.Liberare il campo, ossia gli assetti ossei, mascellari e palatali da influssi disfunzionali che potrebbero giungere da problematiche miofunzionali, osteopatiche o podologiche. Per queste ultime utilizziamo in una prima fase di trattamento una soletta “neutralizzante” appositamente studiata dal dott.Besi e testata nel nostro laboratorio posturale, costituita di elementi a durezza specifica e provvista di dissipatore . Questa ha la finalità di ridurre o eliminare influenze disfunzionali provenienti da distonie delle catene muscoloaponeurotiche a livello cranio-palatale.

 

 

 

 

 

 

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Sono il Direttore Sanitario di Cliniche Renova ed il fondatore del progetto OP Analysis. Seguo il coordinamento e la comunicazione tra le varie discipline, tra cui Osteopatia, Podologia, Ortodonzia e Posturologia.